Il percorso psicoterapeutico

Scritto il 18 Novembre 2012

ICEBERG PERSORSO

Il processo psicoterapeutico si svolge all’interno di una relazione particolare e specifica che nasce e si costruisce fra paziente e terapeuta. E’ un momento privilegiato attraverso il quale possono essere espresse, ascoltate ed elaborate tutte le esperienze, le emozioni e i conflitti che costellano la personalità di ognuno di noi.

Sentirsi liberi di raccontare il proprio malessere significa avvertire la possibilità di trovarsi in uno spazio accogliente e contenitivo, un luogo in cui poter essere ascoltati e aiutati nel compito di attribuire un nome al disagio e alla sofferenza rendendoli così, una volta nominati, pensabili ed affrontabili.

Ci si può rivolgere ad uno psicoterapeuta nei momenti di difficoltà, che inevitabilmente si incontrano nella vita, per affrontare lutti, perdite, malattie, separazioni e ricevere sostegno e  supporto oppure si può considerare la psicoterapia come un viaggio, spesso lungo e difficile, nel proprio mondo interno per esplorare e riconoscere le radici del proprio essere.

Uno degli scopi fondamentali del processo terapeutico non è quello di far emergere i ricordi ma quello di realizzare un affrancamento dalla ripetizione di dolorosi processi autodistruttivi del passato, mediante la risoluzione dei conflitti.

Si tratta di un lavoro di ricerca impegnativo, dispendioso in termini di tempo, energia e denaro, che non accetta superficialità o mediocrità, che cerca di penetrare in meccanismi psichici complessi e in sistemi difensivi di solito molto strutturati, allo scopo di mettere in moto un processo di trasformazione e maturazione della personalità globale.

Il paziente porta al terapeuta le proprie difficoltà come se fossero pietre dure e immodificabili ma, attraverso l’elaborazione, scopre che possono sciogliersi, modellarsi ed essere ospitate.

All’interno della relazione terapeutica si ripercorrono i momenti della propria storia personale ritenuti più significativi e si scoprono episodi ed emozioni che, apparentemente non presi in considerazione, non ascoltati o rimasti mascherati per lungo tempo, acquisiscono un’importanza ed un senso inaspettati.

Partendo dal racconto delle proprie esperienze e rendendo partecipe il terapeuta delle sfumature affettive e delle emozioni che le hanno connotate, ogni soggetto rinarra la sua storia, se ne riappropria e si riconosce come personaggio principale degli eventi che hanno caratterizzato la sua vita.

Ma analizzare le difficoltà  può significare accogliere il dolore, completare il lutto di una perdita, riconoscere che alcune cose non cambiano ma che ci si può convivere, magari sostenuti da una comprensione più profonda dell’esperienza umana.

Il terapeuta sostiene il bisogno del paziente di ripercorrere sentieri dolorosi e agevola la creazione di quella dimensione trasformativa attraverso cui il sintomo narrato, nominato, pensato e dotato di significato può modificarsi e divenire maggiormente accettabile e comprensibile. Contemporaneamente il paziente, vive l’esperienza del sentirsi ascoltato e di ascoltare se stesso alla presenza di un altro; comprende aspetti nascosti o inconsapevoli di sé e del proprio modo di entrare in rapporto; sperimenta un tipo di relazione che gli è mancata in passato; esplora le proprie emozioni; riesce a vedere le proprie incongruenze e costruisce l’abitudine all’autoriflessione.

All’interno di una relazione partecipata, quale è la relazione terapeutica, i sintomi possono così modificarsi ed entrare in un rapporto dialettico con la personalità del soggetto che li manifesta.

 


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