L'ansia

Scritto il 31 Luglio 2012

Casa vertiginosa

Prima di inoltrarci in un discorso specifico da un punto di vista psicologico ma, in ogni caso, sempre a scopo divulgativo rivolgendosi a tutti coloro che soffrono e cercano, ricordiamo come l’ansia sia un disturbo tipico, e nella maggior parte dei casi non patologico, del nostro tempo. In particolare le società ad impronta occidentale sviluppano questo sintomo perchè alimentate da stress, competizione, individualismo e dall’affanno quotidiano di evitare la sofferenza.

Per questo l’ansia è una sensazione che tutti in molte situazioni della nostra vita abbiamo provato e sperimentato subendola come un impedimento capace di bloccarci.

 

 

Allora, come possiamo definire l’ansia che già dall’etimologia[1] richiama spiacevoli presagi?

Uno stato di agitazione?

Una minaccia?

Una sensazione di incertezza e di irrequietezza?

 

Più specificamente l’ansia può essere definita come “una condizione interiore caratterizzata dal timore, reale o immaginario che qualcosa di inquietante, spiacevole, pericoloso, avverso stia per accadere”.

 

Comunque dobbiamo essere consapevoli che l’ansia, in condizioni normali consente di affrontare la quotidianità se si manifesta come tensione positiva o reazione congrua alla situazione (ad esempio la paura per l’esame o di fronte a scelte difficili). Quello che non deve succedere è che questa tensione perduri nel tempo anche quando gli eventi problematici non sono più presenti perché può trasformarsi in un ostacolo ed avere un effetto limitante sulla nostra vita.

Infatti, quando l’ansia diventa eccessiva, difficile da controllare e danneggia il funzionamento lavorativo, sociale e relazionale dell’individuo si parla di disturbo d’ansia.

 

Le persone colpite da questo disturbo appaiono cronicamente ansiosi ed apprensivi e lamentano un prolungato stato di tensione per circostanze ordinarie della vita di tutti i giorni. In assenza di gravi, ma soprattutto realistiche, motivazioni riferiscono sentimenti di preoccupazione circa la salute e l’incolumità fisica dei familiari, la situazione finanziaria, le capacità di rendimento lavorativo o scolastico. Questo stato può essere così pervasivo da compromettere drasticamente la qualità della vita.

 

E’ il caso della sig.ra O. di 44 anni madre di una ragazzo di 14 anni che si agita e teme per il figlio, temporaneamente assente, sussultando ogniqualvolta avverte la sirena dell’autoambulanza o ad ogni squillo telefonico inatteso, pur essendo consapevole che il ragazzo non si trova in quel momento in una situazione di pericolo reale.

 

Si viene quindi ad instaurare un continuo stato di allarme e ipervigilanza dovuto alla convinzione che certi eventi negativi abbiano la possibilità di verificarsi.

Purtroppo l’ansia patologica non si limita ad uno stato di malessere interiore indefinito e continuo ma sviluppa una componente somatica associata costituita da sintomi a carico del sistema neurovegetativo molto importante e invalidante.

 

Oltre alla nota e quindi più frequente sintomatologia costituita da respiro affannoso, palpitazione, sudorazione, secchezza delle fauci, sensazione di nodo alla gola, di testa vuota e leggera, vampate di caldo, sbadigli ripetuti, pallore, mani fredde, è importante fare attenzione alla presenza di segni che molte volte non vengono direttamente collegati ad uno stato ansioso permanente.

Una spiccata tensione muscolare, particolarmente al capo, al collo e al dorso, sono spesso responsabili dei dolori diffusi e delle cefalee localizzate in sede occipitale e frontale. Talvolta il coinvolgimento della sfera muscolare comporta invece tremore e/o contrazioni e irrigidimenti degli arti superiori. Lo stato di apprensione causa infine sintomi della sfera cognitiva, quali ridotta concentrazione, facile distraibilità, disturbi della memoria e della vigilanza. Anche meteorismo, disturbi digestivi, nausea, diarrea e l’improvviso e impellente bisogno di urinare possono essere validi campanelli di allarme di uno stato ansioso patologico.

I disturbi del sonno si manifestano sotto forma di insonnia iniziale, centrale o di sonno interrotto da frequenti risvegli.

L’insonnia può essere uno dei sintomi che motivano la richiesta dell’intervento medico, soprattutto quello del medico di famiglia e comportano l’esecuzione di esami di laboratorio e indagini radiologiche anche complesse, con ripercussioni importanti sulla vita del paziente, ripercussioni capaci di aumentare lo stato ansiogeno. Il medico di famiglia  può indurre quindi,  all’uso, a volte indiscriminato, di ipnotici o ansiolitici in genere non considerando che il farmaco psicoattivo è uno strumento sintomatologico incapace di agire sulle vere cause del disturbo.

 

 

Ma una volta che il medico ha eliminato ogni possibile eziologia organica, davanti a questo lungo elenco di sintomi come può una persona rendersi conto di vivere uno stato di ansia patologico?

 

Un primo indicatore può essere costituito nel riconoscere che l’ansia si manifesta sempre a tre livelli:

 

  • corporeo (tensione muscolare, disturbi digestivi, insonnia)
  • psichico (nervosismo, agitazione, preoccupazione eccessiva)
  • comportamento (si evitano determinate situazioni nella vita quotidiana)

 

Un secondo elemento per individuare uno stato ansioso che necessita di trattamento terapeutico può essere costituito dalla presenza concomitante dei seguenti sintomi[2]:

 

-          ansia e preoccupazioni eccessive (attesa apprensiva) che si manifestano per la maggior parte dei giorni da almeno sei mesi, relative a una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o scolastiche);

-          difficoltà nel controllare la preoccupazione;

-          l’ansia, la preoccupazione o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti;

-          l’alterazione non è dovuta agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es. un abuso di droga, di un farmaco) o di una condizione medica generale (per es. ipertiroidismo);

-          l’ansia e la preoccupazione sono associate con tre (o più) dei sei sintomi seguenti (con  alcuni di essi presenti per la maggior parte dei giorni negli ultimi sei mesi):

 

1. irrequietezza o sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle;

2. facile affaticabilità;

3. difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria;

4. irritabilità;

5. tensione muscolare;

6. alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno o sonno inquieto).

 

L‘ansia diventa una malattia quando non viene affrontata correttamente e può produrre stati di grande disagio psicologico.

Uscire da tale situazione di sofferenza è possibile solo rivolgendosi ad un esperto che è in grado di diagnosticare e trattare nel modo più efficace le sindromi ansiose.

L’esperto per eccellenza è lo psicoterapeuta capace di dare una valutazione esatta della situazione al fine di predisporre un piano di trattamento terapeutico.



[1] Dal verbo angere: strozzare, stringere, soffocare.

[2] DSM IV

 


Commenti

Non ci sono commenti

Nessun commento a questa pagina.

Inserisci tu il primo commento usando il form qui sotto.


Aggiungi commento

http://

Legenda Privacy